Matic Zalaznik: passione per la pallavolo e crescita professionale

Dalla Slovenia all’Italia, spinto dall’entusiasmo e dalla voglia di mettersi in gioco: Matic Zalaznik ha scelto Padova per confrontarsi con il livello della SuperLega italiana. Grazie ad un tirocinio all’estero nell’ambito del progetto Erasmus, questo giovane professionista ha portato la sua esperienza con Ljubljana Volley nello staff tecnico di Sonepar Padova, trovando un ambiente stimolante e attento alla valorizzazione e alla crescita personale. 

In questa intervista, Matic ci racconta le motivazioni che lo hanno portato nella città all’ombra del Santo, le sfide quotidiane al fianco del team bianconero e i momenti più significativi di un’esperienza che sta arricchendo il suo percorso professione nel mondo della pallavolo. 

Cosa ti ha portato a scegliere l’Italia e in particolare Padova?

Ho scelto l’Italia perché ritengo che il livello della pallavolo sia davvero alto. La SuperLega italiana, infatti, non ha eguali rispetto a qualsiasi altro campionato estero. In particolare, Padova è una città con una solida tradizione pallavolistica, e il suo club è un protagonista storico della massima serie di volley maschile. Questo rappresenta una chiara testimonianza della qualità della società. Inoltre, Pallavolo Padova è rinomata per l’attenzione che dedica ai giovani atleti, sostenendoli nella loro crescita e nel miglioramento continuo. Un ulteriore vantaggio è che Padova si trova vicino alla mia città natale, Ljubljana.

Come è nata l’opportunità di collaborare con lo staff tecnico di Sonepar Padova?

Essendo ormai alla fine del mio master universitario, questo rappresentava l’ultimo anno utile per partecipare a un tirocinio all’estero nell’ambito del progetto Erasmus. Ho colto questa opportunità per ampliare le mie conoscenze e competenze nel mondo della pallavolo, concentrandomi su aspetti come l’allenamento e la gestione di squadre e giocatori di alto livello. Il mio tutor, Time Sattler, è stato determinante nel mettermi in contatto con Pallavolo Padova, facilitando il dialogo con il direttore sportivo Stefano Santuz e coach Jacopo Cuttini.

Qual è stata la tua esperienza nel mondo della pallavolo prima di arrivare a Padova?

Ho avuto l’opportunità di lavorare con la squadra della mia città natale, Ljubljana Volley, inizialmente come preparatore fisico e, successivamente, come assistente allenatore. In tre anni, abbiamo costruito insieme una straordinaria storia di successo: siamo riusciti a scalare le classifiche, passando dalla terza lega slovena alla 1.b.

Quali sono state le tue prime impressioni quando sei entrato nello staff tecnico della squadra bianconera?  

Non nego che all’inizio fossi un po’ intimorito: per la prima volta mi trovavo in un paese nuovo, senza conoscere la lingua e completamente da solo, e sapevo che le mie conoscenze e competenze non erano minimamente paragonabili a quelle delle persone con cui avrei lavorato durante questi cinque mesi. Tuttavia, il primo giorno, ogni timore è svanito. Tutti nel club mi hanno accolto con grande calore, gentilezza e disponibilità, offrendomi il loro supporto e dimostrando di essere persone straordinarie, pronte ad aiutarmi in caso di bisogno.

Qual è il tuo ruolo specifico all’interno dello staff tecnico?

In realtà, non ricopro un ruolo specifico: il mio compito è supportare lo staff in tutto ciò di cui ha bisogno. Durante gli allenamenti collaboro con la squadra, occupandomi di servire e raccogliere i palloni, mentre durante le partite in casa mi dedico a misurare la velocità dei servizi o a raccogliere dati statistici.

Cosa stai imparando da questa esperienza che potrebbe arricchire la tua carriera professionale?

Sto approfondendo diversi aspetti fondamentali della pallavolo: dalla strutturazione di un ciclo di allenamenti alla preparazione fisica degli atleti, fino a comprendere quali elementi del gioco debbano essere allenati maggiormente, in che modo e in quali momenti. Inoltre, sto acquisendo competenze nel lavoro tattico, imparando a interpretare e utilizzare i dati delle analisi statistiche e a comprenderne il significato. Sto anche imparando a gestire una squadra, esplorando le differenze rispetto alla gestione di un singolo giocatore, e a sviluppare approcci specifici per supportare i giocatori in difficoltà. In generale, sto perfezionando la comprensione della tattica nella pallavolo e delle dinamiche necessarie per guidare una squadra di alto livello.

C’è un momento particolare che ricordi come il più emozionante dall’inizio di questa esperienza?

Sì, ci sono due momenti che mi ricordo particolarmente. 

Il primo è stato quando, per la prima volta, mi hanno messo a usare la macchina per il servizio. Naturalmente, al primo tentativo, ho colpito il giocatore che stava ricevendo il servizio dritto al petto! 

Il secondo momento è stato quando coach Jacopo Cuttini mi ha chiesto se conoscessi il punteggio di partenza di un esercizio che stavamo svolgendo. Ammetto che non stavo prestando attenzione, perché non sapevo che fosse importante sapere se l’esercizio iniziava da 20-15 o da 20-20. In quell’occasione, mi ha spiegato un concetto che mi ha davvero colpito: il punteggio può essere utilizzato per impostare la percentuale desiderata per allenare abilità specifiche nella pallavolo. Per esempio, se vogliamo allenare il sideout con una percentuale di successo del 60%, possiamo impostare il punteggio di partenza a 19-21 (19 per la squadra che fa il sideout e 21 per quella che cerca il break point). Se la squadra che esegue il sideout riesce a vincere il set, significa che ha raggiunto o superato il 60% di successo. Questa spiegazione mi ha sorpreso, perché non avevo mai pensato al punteggio come a uno strumento per misurare il successo di un aspetto specifico del gioco.

Giacomo Gobbato
Ufficio Stampa Sonepar Padova

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